Ora di pranzo e sono appena arrivato dopo 4 ore di IC, in pratica un accelerato.
Se le fa tutte, oggigiorno o cacci dei soldoni per i rossi o vai come cento anni fa.
Esco dalla stazione, chiamo chi di dovere affinchè mi venga a prendere.
C’è un giardinetto sulla piazza a sinistra con delle panche di marmo, al sole.
Non amo il sole ma fa freddo e meglio scaldarsi un po. L’attesa potrebbe essere lunga.
Qualcuno si è dimenticato che arrivavo oggi.
Mi appoggio al muro dietro una colonna e mentre mi rollo un joint, il mio sguardo cade su una donna su una panchina di fronte a me.
Potrebbe essere thai o malesiana o cingalese, difficile dirlo ma non cinese, la sua pelle è un po olivastra, di età al solito indefinita ma penso intorno ai 45/50.
Vestita con pantaloni neri, una berretto stile papalina e un giubbottone rosso troppo grande per lei.
Perché mi colpisce.
Sta tirando fuori da una borsona delle cose e sta apparecchiando!
Si, tira fuori una tovaglietta, un paio di contenitori e una bottiglietta di acqua.
Dispone le sue cose e tira poi fuori un tablet, smanetta un po' e sento che parla.
Accomoda il tablet contro un contenitore e alza un pezzo di non so che cosa e fa il gesto di porgerlo verso lo schermo, quasi fosse un buonappetito.
Poi parlano, mangiano e parlano, sereni. Lui lo intravedo un attimo ma non so se è un lui o una lei, ma non importa.
La signora aveva un appuntamento con qualcuno da chissà dove e volevano mangiare insieme.
Che bello, questa scena mi ha cambiato la giornata.
Come basta poco per essere vicini eppur lontani.
Voglio sognare che siano marito e moglie lontani ma che si cercano e si vogliono bene.
Una donna alla stazione