In vista di un breve soggiorno a Roma rispolvero il contatto con l’amico che avevo finora conosciuto, tramite il forum, solo come Sergione54, e così ovviamente qui continuerò a chiamarlo.
La cena è una chiacchierata subito sintonica fra due puttanieri pur nelle diverse sfumature del desiderio. La mia serata è l’abituale fuga da un contesto afflitto dalla generalizzata nevrotizzazione e ideologizzazione del corpo femminile, e mentre gli parlo del richiamo che, per contrasto, esercita su di me, diciamo così, l’erotismo rumeno, ovviamente nelle sue espressioni più felici, la capacità di certe ragazze di porgere il loro corpo senza sentimentalismi neanche simulati, né artifici libertini, senza vittimismi né antagonismo verso il maschio, Sergione sta già scorrendo il catalogo dei suoi identikit mentali.
Partiamo quindi per un lunghissimo tour nei viali della metropoli famosi in tutta Italia. A Sergione dispiace che la scelta sia limitata da vuoti insoliti, situazione di cui nemmeno mi accorgerei, se non me lo facesse notare, perché, come mi ha confermato recentemente una ragazza che veniva da una precedente esperienza lavorativa, a Milano le presenze sono disseminate in moltissime strade, ma in modo più rado (con il risultato che in effetti a volte si fanno chilometri e chilometri per niente), mentre a Roma sono più concentrate. Non scorderò, in ogni caso, dei tanti incontri virtuali, alcuni culi perfetti in bella mostra e alcuni sorrisi, offerti nell’uso di un approccio che trovo più aperto e propositivo da parte loro, altra differenza rispetto al rito ambrosiano, nel quale le rumene, non le africane, di regola aspettano statuarie di essere interpellate dal cliente.
Finalmente, però, lei c’è. È una graziosa morettina sull’1,50, il viso è un ovale aggraziato, i capelli mossi, niente di appariscente, culetto sporgente nei jeans e interessante bombatura del seno sotto la giacca di pelle. Le pagherò poi un pompino con venuta in bocca per 40 euri, ma al momento me la ritrovo già seduta dietro, senza negoziazioni, né con lei, né con Sergione che tanto a cena aveva già ben intuito l’incontro che desideravo.
Mi giro per le presentazioni, ci diamo la mano, il nome che mi dice è Larissa, ma mi affido al mio compagno per l’identificazione certa con Pamela, 18 anni, rumena. Sorridente, con il suo dentino storto, vispa, comunica con buona volontà in un italiano ancora accentatissimo (“cunosci tu Romania?” su note ascendenti), racconta che è stata a casa due settimane (per questo immagino non la si trovava qualche notte fa) e così via. D’altro canto i suoi no li sa dire recisa: le chiedo se possiamo stare fuori dalla macchina. No: a me pare la mite sera di un settembre mediterraneo, ma lei ha freddo. Sergione: posso scoparti mentre spompini lui? No, non mi piace. Almeno toccarti il culo! Nemmeno. Sicché al mio amico non resta che allontanarsi, lasciando la macchina a me e lei.
Non è una libertina, in effetti: non stuzzica preliminarmente, non fa spogliarello, dopo poche boccate mi chiede come mai non ce l’ho ancora duro. Ragazza mia, ho una certa età, sono sveglio da prima delle sette, ho lavorato tutto il giorno con momenti anche di forte tensione e concentrazione, dai pure a lui l’opportunità di capire che adesso si trova in un ambiente amico! Lascio quindi che ricorra un momento alla mano, mentre lei comunque si premura: dimmi quando vuoi che lo riprendo in bocca. Con la quale, in ogni caso, ci sa fare. Intervalla il saliscendi con il martellamento della cappella all’interno della bocca, lecca ovvero preme con la lingua l’asta dall’esterno, poi accresce la velocità del su e giù, che le chiedo di rallentare sul finale, per godermi meglio la venuta durante la quale raccoglie diligentemente il liquor e continua validamente la stimolazione. Non so a Roma, questo a Milano si situerebbe decisamente in una fascia alta rispetto alla media dei pompini stradali.
Un allarme di Sergione, “la polizia, divertiti!”, elettrizza il momento del rivestimento. Sarà un anno e mezzo che dalle mie parti scampo ai controlli, non sarò venuto a Roma apposta per questo altro tipo di incontri? Invece no, si allontanano. Sicché tocca a me uscire e ricambiare il servizio di sentinella al collega. Il luogo non mi suscita particolari apprensioni, c’è passaggio d’auto vicino, transitano anche i carabinieri ma così velocemente che non allerto nemmeno la coppietta, mentre attorno a noi osservo solo il via vai tipico, e anche abbastanza discreto, di un parcheggio dell’amore collettivo.
E, con questo assaggio, per stavolta basta, è tardissimo, nella residenza gestita da suore dove mi hanno sistemato devo far alzare apposta una monacona che mi apra, il giorno dopo è già fissato il rientro. Saluto quindi i lettori di questa sezione e alla prossima, con un caloroso ringraziamento a Sergione.