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GnoccaforumUno strano caso per il commissario Porcu

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Il giovane ed inesperto PM era fuori di sè: in pratica si stava giocando una carriera appena iniziata.
Quel rompicoglioni di GUP la aveva messo alle corde, lo aveva trattato come un pivellino, un dilettante allo sbaraglio.
Proprio nel caso dell'omicidio di Vipera, un caso importante anche per Milano, il suo primo caso importante.
Un'occasione da non perdere, soprattutto per lui, appena arrivato nella grande metropoli partendo da Piacenza, piccola città, vivibile, bella, socialmente interessante, ma dal punto di vista carrieristico assolutamente irrilevante.
Dopo un paio di mesi gli era capitato fra le mani, provvidenzialmente, questo caso che era riuscito a risolvere in un solo giorno, ancora prima che il Procuratore Generale se ne accorgesse e lo assegnasse ad un collega più esperto, come è nella logica delle cose.
Si era fidato ciecamente di Porcu, il mitico commissario, che aveva anche lui rimediato una figura barbina. Lui però era abituato alle mazzate che ormai facevano fatica a scalfire la sua corazza. Sulla scalinata del tribunale il PM lo fissa, duro. Porcu, pensieroso anch'egli, nemmeno lo nota.
Alessio, a piede libero, visto che le accuse mossegli dal PM erano, alla fine dei conti, lievi, esce con l'avvocato. Lei è davvero furente. Lancia una occhiata di fuoco al PM e a Porcu. Strano per una che alla fine aveva ottenuto il massimo che poteva sperare per il suo cliente.
Eppure era stata lei ad ordire tutta questa storia, in questi termini, per salvare il suo bel culo.
Culo che invece era stato profanato da molti, anche dallo stesso Alessio, adesso visibilmente preoccupato. Strano per uno che alla fine aveva ottenuto il massimo che poteva sperare.
PM e commissario si incamminanto fuori dal tribunale verso i rispettivi uffici senza salutarsi. Destrangioli segue, a distanza, il commissario come un cagnolino.
"Commissà, cosa succede adesso?"
"Il PM si prende una lavata di testa dal PG e riformula le accuse per Alessio. A noi tocca fare delle indagini serie, senza scorciatoie, senza presunti colpevoli che si affannano a confessare. Torniamo in ufficio a preparare il caffè: saranno giorni e notti molto lunghe."
Il GUP voleva sapere tutto, nei dettagli, delle vicende di quella notte: eventi, fatti, testimoni, persone coinvolte, linea temporale etc etc
"Da dove iniziamo, commissà? Linea temporale?"
"No, quella mi sembra ben definita. Ragioniamo piuttosto sulle persone coinvolte, sui potenziali testimoni. In fondo il problema è nato dalla 'particolare esigenza' dell'avvocato di non disturbare i testimoni..."
"Infatti, voleva coprire la loro presenza e in cambio ci ha fornito non uno ma addirittura due rei confessi nel giro di poche ore."
"Però ha rischiato grosso: forse c'è qualcosa di grosso che non conosciamo. Qualcosa per cui vale la pena giocarsi la carriera. C'è del marcio in Danimarca!"
"Questa è gente ricca: guardiamo nei loro portafogli!"
"Buona idea, Destrangioli: andiamo alla Guardia di Finanza."
"Così, a freddo? Senza nemmeno avvisare."
"Forza, andiamo. Chiamo io, dalla macchina, una persona in GdF che mi deve più di un favore."

Destrangioli passeggia nervosamente per il corridoio mentre Porcu, nell'ufficio senza targhetta è a colloquio con un finanziere in borghese.
Non era nemmeno riuscito a sentire il nome e a capire che grado aveva; sembrava importante, comunque.
Li segue con lo sguardo di tanto in tanto, al di là dei vetri, mentre lavorano dietro lo schermo di un PC.
Due ore dopo Porcu esce, soddisfatto, con un pacco di fogli stampati sotto il braccio.
"Andiamo Destrangioli, abbiamo un sacco di lavoro da fare."
Porcu è stranamente silenzioso in macchina.
In ufficio deposita il pacco di fogli sulla scrivania e ne estrae uno scritto a mano; lo guarda con soddisfazione.
"Allora, commissà?"
"Abbiamo un sacco di lavoro da fare. C'è del marcio in Danimarca!"
"Quindi?"
"Allora, il succo di tutti questi fogli è il seguente... la moglie del Capra è un architetto e gestisce la Immobiliare Capra. Il Capra non c'entra nulla con l'immobiliare: è ingegnere elettronico e gestisce una sua piccola azienda impegnata nella progettazione e costruzione di aggeggi elettronici per usi industriali e MILITARI. Sistemi per satellti, missili e aerei. Alta tecnologia, insomma."
Destrangioli strabuzza gli occhi.
"Quattro anni fa, ai tempi del Covid i cantieri si sono fermati e l'Immobiliare Capra è andata in crisi nera. A fine 2020 era praricamente in bancarotta: stavano per portare i libri in tribunale. Ma è stata salvata da un fiume di soldi che sono usciti in varie forme dall'azienda dell'ingegnere. Ora l'Immobiliare Capra va a gonfie vele e investe tanto. L'azienda dell'ingegnere è rimasta ai margini del business per anni, poi, verso il 2018 ha avuto una impennata nei ricavi e negli utili. Insomma molti soldi arrivati soprattutto da ricche commesse militari dai giganti dell'aereospazio del Varesotto; radar, chip, crittografia. Roba che non so nemmeno cosa sia. I fatturati sono comunque molto alti anche adesso. In pratica però hanno un solo grande cliente."
"Quindi, commissà?"
"C'è del marcio in Danimarca, Destrà."
"E questo cosa c'azzecca con il nostro caso?"
"Destrà, scendi dal pero: come si fa ad avere tante ricche commesse da una singola azienda? Io conosco diversi modi per farlo ma il ricatto sessuale è in cima alla lista!"
"Commissà, vuol dire che il Capra organizza quelle orge per il tornaconto proprio e della sua azienda?"
"Pensi che la gente lo prenda in culo agratis?"
"Il Capra è gay?"
"Lui stesso ha parlato di rapporti omosessuali e nel mondo militare questo non è bene accetto. Dobbiamo capire di più. Qualcuno si vuole nascondere. Iniziamo con fare la lista dei partecipanti."
"Come?"
"Cerchiamo di sapere qualcosa e poi usiamo questo qualcosa per fare pressioni al Capra oppure, meglio, a sua moglie."
"Giusto Commissà, lei è davvero quel mito che dicono le leggende metropolitane."
Porcu è pensieroso: parla con Destrangioli ma è come se stesse parlando da solo.
"Anche Alessio potrebbe essere una fonte ma non possiamo avvicinarlo senza l'avvocato; probabilmente, ora che rischia il carcere, Alessio potrebbe essere l'anello debole della catena. Facciamo anche due chiacchiere informali, senza occhi indiscreti con Alessio. Poi arriverà anche l'avvocato e cerchiamo di metterla in buca: anche lei ha molto da nascondere ora che la sua strategia difensiva è stata spazzata via. Rischia il culo!"

"Alessio, le cose si stanno mettendo male: per il tuo avvocato, per me, per il PM ma soprattutto per te! Siamo tutti sulla stessa barca. Pensa bene alla tua prossima mossa."
"Signor Commissario, lei sa benissimo che non potrebbe parlare con me."
"Non potrei ma lo sto facendo, anche per il tuo bene."
"Ho già chiamato l'avvocato quando vi ho visto arrivare, in strada!"
"Va bene, me ne vado."
Porcu scende le scale, si sofferma a pensare sul marciapiede davanti al condominio. La sua strategia era già saltata.
"Buongiorno Commissario. Lei si ricorda che non può parlare con il mio cliente, vero?"
"In effetti posso parlare ma non posso utilizzare quello che mi viene detto. Abbiamo solo parlato brevemente."
"La procedura è ben differente dai suoi desiderata, commissario!"
"Anche dai suoi, avvocato!" Il sorriso di Porcu era beffardo.
Touchèe. Forse Porcu aveva recuperato la situazione.
"Ne parliamo davanti ad un buon bicchiere di vino?"
"Non mi sembra il caso di farci vedere insieme, vista la situazione."
"Infatti stavo pensando a casa mia..."
"Direi a casa mia, visto che è proprio qui vicino. Infatti sono venuto a piedi. Fa bene passeggiare alla mia età."
"OK, a casa sua ma prendiamo la mia macchina, che sono con più di due dita di tacchi e a fine giornata le gambe sono stanche."
Porcu fa una breve telefonata quindi salgono in macchina sotto gli occhi discreti di Cecilia che aspettava sull'auto di servizio il commissario che aveva mentito spudoratamente dato che era stata proprio Cecilia ad accompagnarlo con un'auto civetta.
Cecilia li segue senza farsi notare.
Salgono a casa di Porcu, che non era poi così vicina.
Il bicchiere di vino non è eccellente: Porcu non è certo un uomo dai gusti raffinati, si accontenta.
La bottiglia finisce in fretta fra molte chiacchiere e anche qualcosa extra...
L'avvocato dimostra di essere più brava senza vestiti di quanto non lo sia con la toga.
Porcu capisce per quale motivo all'avvocato piaceva frequentare certi festini privati: pare senza freni inibitori, senza limiti e con una verve eccezionale.
Lo stesso commissario, nonostante un fisico molto tonico per la sua età, ha bisogno di una lunga pausa dopo il primo atto; intervallo durante la quale massaggia il corpo dell'avvocatessa con la solita sapienza, per poter riprendere con foga un ripassino al kamasutra.
Cecilia aspetta paziente in strada, ormai al buio. Finalmente, ormai a notte inoltrata, l'avvocato esce e sale in macchina. Cecilia la segue di nuovo.
Il pedinamento è lungo: l'avvocato gira a vuoto per la città. Cecilia inizia a pensare di avere fatto un errore. Cosa mai avevano fatto Porcu e l'avvocato per più di tre ore?
Alla fine l'avvocato si ferma. Scende dalla macchina parcheggiata a fianco del parco della Montagnetta di San Siro. Gironzola nervosa.
Dopo poco arriva un'altra auto; il guidatore si ferma e parla dal finestrino all'avvocato. Cecilia intravede la sua faccia e prende nota del numero di targa.
I due se ne vanno, ognuno per la sua strada, e Cecilia segue il misterioso interlocutore che però si infila velocemente in un parcheggio pubblico ed esce da una seconda uscita senza nemmeno parcheggiare di cui ha evidentemente il pass facendo perdere minuti preziosi a Cecilia e mandando a monte il pedinamento.
Cecilia è preoccupata: lei novellina ha fatto una azione sconsiderata. Ha addirittura pedinato il suo capo, il mitico commissaro Porcu!
Cosa gli dirà domani in ufficio?

"Buongiorno Cecilia, come stai?" Porcu è stranamente cordiale.
"Bene, signor commissario. Lei?"
"Vieni, immagino che tu abbia qualcosa da dirmi."
"Commissario, non so da dove cominciare."
"Potresti iniziare dicendomi dell'avvocato: cosa ha fatto ieri sera?"
"Ehm... ieri sera è stata con lei, signor commissario..."
La voce di Cecilia è tremolante.
"Cecilia, non fare la verginella con me. Dopo che è uscita da casa mia hai seguito l'avvocato?"
"Come ha fatto a sapere..."
"Cecilia, pensi davvero che non ti abbia vista seguirci fino a casa mia e poi seguire l'avvocato appena uscita da casa mia? Cosa che poi era esattamente quello che volevo."
"Già, commissario."
"Quindi?"
Cecilia recupera un poco di tranquillità.
"Dunque: dopo che è stata a casa sua, è andata alla Montagnetta, al parcheggio del centro sportivo, ed ha aspettato che arrivasse una macchina. Alla guida c'era un uomo, hanno parlato per qualche minuto. Poi l'uomo ha girato la macchina ed è andato via; lo ho seguito ma lo ho perso. Ha usato una tecnica da professionista per seminarmi. Ho comunque preso la targa."
"OK, controlla e vedi se salta fuori qualcosa dalla targa. Guarda anche le multe, gli autovelox, i passaggi telepass, le telecamere dell'area A/B/C, insomma tutto."
"Certo, signor commissario."
Porcu è pensieroso: forse questa storia sta andando fuori controllo? Si era messo in un guaio e per uscirne si era messo in un guaio più grosso.
Andare a letto con l'avvocato sotto gli occhi di una sua sottoposta era stata un grosso rischio.
Però qualcosa era saltato fuori.
"Signor commissario, c'è un funzionario del ministero della difesa di Roma che le vuole parlare."
Il giovane piantone rimane sulla porta per qualce secondo in attesa di un cenno di Porcu che significhi "Puoi andare".
L'uomo elegante era già entrato. "Grazie. Ci può lasciare soli."
"Buongiorno, con chi ho l'onore di parlare?"
"Non ha importanza sapere chi sono. Rappresento il CII e volevo significarle che la mia visita segue alla grande preoccupazione che la sua gestione spregiudicata dell'indagine riguardo il signor Grosso ha suscitato nei vertici del CII. È opinione del mio diretto superiore che se lei facesse un passo indietro e lasciasse il caso ad un suo collega più giovane, per esempio il vice-questore Villani, il paese gliene sarebbe grato; farebbe la cosa giusta."
Porcu faceva fatica a seguire quel linguaggio burocratese e quelle sigle astruse.
"CII? Sarebbe?"
"Centro Intelligence Interforze"
"Militari qundi. Perfetto, quindi lei non può interferire con la mia spregiudicata indagine che non è in ambito militare. La saluto. Porti i miei ossequi al suo 'preoccupato' superiore."
"Come ... "
Cecilia, raggiante, apre la porta senza bussare e si dirige verso Porcu con un tabulato in mano. "Commissario, guardi cosa è saltato fuori ..."
Vede l'uomo dei servizi e sussulta, indietreggia come impaurita.
Porcu ne approfitta per accompagnare gentilmente ma fermamente l'uomo alla porta.
"Commissario, lei non ha ben compreso il grosso guaio in cui si sta infilando..."
Porcu chiude la porta dell'ufficio.
Cecilia rimane come basita.
"Dimmi Cecilia."
"Co-commissario, quello era l'uomo che ho visto ieri sera parlare con l'avvocato. La macchina è intestata a..."
"... alla difesa, ovvio."
"Si, commissario. Chi è quella persona?"
"Una barbafinta militare, arrogante e presuntuosa. Ora dobbiamo decisamente scoprire cosa c'è davvero dietro questa vicenda."
"Una barbafinta???"
"Sì, Cecilia, un agente segreto dell'intelligence militare. Andiamo. Chiama Destrangioli. La vicenda si sta ingarbugliando sempre di più quindi siamo sulla strada giusta, abbiamo smosso le acque!"
La logica di Porcu sfuggiva viscidamente a Cecilia, sempre più frastornata.

"Dove andiamo, signor commissaro?" La voce di Cecilia palesa disagio, insicurezza, fors'anche paura.
"Andiamo a trovare Alessio: ci deve delle spiegazioni, ora. Dietro a questa vicenda c'è qualcosa di molto grosso."
Destrangioli è pensieroso e meditabondo, lui uomo di azione, diretto, fatica in questa indagine intricata.
"Commissà, c'è qualcosa che non quadra!"
"Nulla quadra in questa vicenda."
"No, commissà, intendevo dire che ci sono, guardi, un'ambulanza e un'auto della Municipale proprio davanti al portone del condominio dove abita Alessio."
"Questo mi mancava: cosa è successo?"
Destrangioli parcheggia malamente e il Porcu balza fuori agilmente. Un vigile lo ferma e si fa sventolare il tesserino sotto il naso.
"Cosa succede?"
"C'è stato un suicidio, signor commissario."
'Un certo Grosso, per caso?"
"Si, come fate a saperlo?"
"Lo so perchè siamo della omicidi..."
La replica secca e sarcastica del commissario lascia di stucco l'agente della Municipale.
Destrangioli e Cecilia lo seguono preoccupati, correndo su per le scale.
I tesserini sventolano in faccia ai vigili e ai paramedici presenti.
"Fermi. Non toccate nulla. "
"Tutto questo per un suicidio?" esclama una vigilessa stupita e inguantata.
Porcu detesta i vigili. Qualcuno aveva addirittura avuto il coraggio di multarlo per divieto di sosta. Se la era legata al dito.
"Se è un suicidio oppure un omicidio lo decidiamo noi. Cecilia, chiama il nostro dottore e la scientifica."
Destrangioli è chino sul corpo di Alessio ad osservare chissà quali particolari.
"Destrangioli, fai un giro in condominio e cerca qualche testimone. Qualsiasi traccia può essere utile. Chiamo i rinforzi. Quando è successo?"
Porcu è pensieroso e preoccupato, parla da solo. La morte di Alessio risolve molti problemi: niente più processo per la morte di Vipera, niente più conflitti di interesse per l'avvocato, la barbafinta sarà molto contenta dell'epilogo delle indagini... ma solo se è un vero suicido.
"Ciao, Porcu!"
"Ciao, doc. Dimmi che questo NON è un suicidio."
"Mi dai almeno il tempo di visionare il corpo e di finire l'autopsia?"
"Certamente! Chiamami quando hai stabilito che non è un suicidio; ti raggiungo subito. Ti prego di non parlarne con nessuno soprattutto al telefono."
Cecilia è intenta a scattare foto quando un abbattuto Destrangioli entra nella stanza.
"Commissà, nulla di nulla: nessuno ha visto nulla, nessuno sa nulla."
"Cecilia, passa al setaccio tutta la scena del crimine. Fotografa anche i peli del... tutto, insomma! Quando hai terminato, facciamo il punto nel mio ufficio. Andiamo, Destrà."
"Dove?"

In macchina, il commissario Porcu, riceve un'altra telefonata dal PM, sempre più incavolato per l'andamento delle indagini: troppi fatti nuovi che non comprende appieno, a cui lui non riesce a stare dietro, impegnato com'è a pararsi il fondoschiena.
Porcu guida a gesti Destrangioli mentre ascolta scazzato il predicozzo del PM.
Arrivano in una vecchia caserma dismessa, apparentemente. Nessuna insegna.
L'ingresso è sorvegliato da un piantone, in divisa, di una sconosciuta società di sicurezza privata.
Porcu chiede al piantone di un certo Giacomo, ovviamente dopo avergli sventolato il tesserino sotto il naso. Il piantone afferra velocemente il telefono e dopo pochi minuti arriva una persona che somiglia fisicamente al commissario.
I due si salutano cordialmente e spariscono dietro ad una porta che si chiude velocemente lasciando Destrangioli fuori a rimirare il tastierino numerico a fianco dell'ingresso.
Dopo soli pochi minuti ricompare Porcu, disteso. Risalgono in macchina.
"Torniamo in ufficio, veloce!"
"Chi è la persona con cui ha parlato, commissario?"
Porcu non amava queste domande.
"Mio fratello. Lavora al Centro... insomma, lavora lì."
"Adesso cosa facciamo?"
"Torniamo in ufficio. Aspettiamo. Mentre aspettiamo, chiedi ai tuoi amichetti di quella cosa su internet, quelli che sanno sempre tutto sulle donne di facili costumi, se hanno altre informazioni su Vipera."
"Ah, certo il forum della gnocca. Volentieri, commissà!"
"Non ti divertire troppo, però!"
In ufficio trovano Cecilia intenta a visionare le foto che aveva scattato sulla scena del crimine.
"Allora Cecilia, trovato nulla?"
"No, signor commissario. Nulla di anomalo. Sembra davvero un suicidio."
"Oppure un omicidio che viene fatto passare per suicidio: una buona orchestrazione dei servizi... Vado a fare due parole con il medico legale. Voi due, continuate a cercare."

"Ciao, Doc! Novità?"
"È presto, lo sai.'
"Qualcosa potrai pur dirmi..."
"Diciamo che per ora è tutto perfettamente logico: un suicidio senza nemmeno una sbavatura. Ci sarebbe da chiudere subito il caso."
"Nessun omicidio, quindi..."
"Per il momento non ho nulla che punti a qualcosa di diverso dal suicidio. Domani, a fine autopsia, sarò più preciso."
"OK, grazie Doc!"

"Commissà, la stavo aspettando... notizia interessante dal forum: Vipera aveva un secondo numero di telefono che usava per lavoro, insomma per quella cosa lì. Lo dava solo ad alcuni clienti molto fidelizzati. Ecco."
Destrangioli porge un bigliettino a Porcu che lo rifiuta.
"Perfetto. Portalo a Giacomo."
"... non possiamo telefonargli? Cosa devo riferire?"
"Portalo a Giacomo. Non devi dire nulla: devi solo consegnare il biglietto. Vedi se ha qualcosa per me. Veloce."
Destrangioli corre fuori dall'ufficio.
Il telefono di Porcu squilla: il giovane PM ha bisogno di un altro coaching psicologico via telefono per superare le sue paure di essere prematuramente estromesso dalla magistratura. La telefonata è lunghissima, troppo lunga perfino per Porcu.
Quando Destrangioli rientra, trafelato, Porcu tronca velocemente la conversazione con il PM.
"Commissà, suo fr..., Giacomo, mi ha dato questa busta."
"Gli hai dato quel numero?"
"Certo, ci siamo scambiati i pizzini."
Porcu scruta le poche parole scritte sul foglietto trovato dentro la busta, guarda l'orologio e dice "Siamo ancora in tempo!"
"Destrà, veloce una macchina civetta!"
Solcano velocemente le vie di Milano e approdano ad un cantiere in periferia. Il cartello recita 'Immobiliare Capra'.
I due poliziotti scendono dalla macchina e iniziano a gironzolare per il cantiere fino a quando un burbero uomo con casco giallo li ferma urlando.
"Buongiorno, cerchiamo l'architetto Capra."
"È salita all'ultimo piano in costruzione. Vi accompagnerei ma non potete salire, sapete la sicurezz..."
Il tesserino di Destrangioli sventolava sotto il naso dell'uomo con il casco giallo.
"Prendiamo il montacarichi. State attenti. Se vi fate male mi licenziano. Lo dico per me, non certo per voi."
In cima all'edificio l'architetto stava discutendo animatamente, duramente con alcune persone.
Destrangioli mostra, discretamente, a distanza, il tesserino all'architetto.
Aspettano alcuni minuti mentre l'architetto impartisce alcuni ordini secchi e congeda tutti.
"Buongiorno, mi ricordo di lei, commissario. Cosa è successo?"
"Nulla di rilevante, architetto, volevamo solo fare due parole in merito alla vicenda di Vipera."
"Non era tutto concluso?"
"Affatto. Ha, immagino, saputo della morte di Alessio."
"Già, si è suicidato, poverino."
"Lei è sicura che si tratti di un suicidio? Noi abbiamo prove che sia un omicidio."
Porcu bleffa clamorosamente. Destrangioli non riesce a capire.
"Cosa? In questa vicenda nulla va come deve andare."
"Forse lei sa qualcosa che noi non sappiamo?"
"Sono forse indagata per qualcosa?"
"No architetto, ma può sempre capitare quando si gioca un gioco troppo grande."
"Cosa intende dire?"
"Mi parli delle serate che organizzavate nella taverna della villa, quelle con le maschere e le mantelline e le persone importanti."
"Penso di dover chiamare l'avvocato."
"L'avvocato è già abbastanza inguaiata di suo. Io la lascierei fuori, fossi in lei."
"Penso che lei sappia ormai tutto, commissario."
"Non propriamente tutto. Mi illumini sui rapporti omosessuali."
"Mi sembra una curiosità morbosa, la sua."
"Mi dica chi solitamente era coinvolto in queste pratiche sodomitiche, oltre a suo marito."
"Senta, mio marito non è gay anche se si presta a certe pratiche per compiacere i suoi ospiti, quasi tutti bisex. Alcuni apprezzano questa disponibilità."
"Quindi suo marito è uso barattare piaceri sessuali con favori commerciali..."
"Ma cosa vuole insinuare. Lo faceva e basta. Ha rapporti anche con donne. Cosa ha capito. Era un modo per rendere piacevole quelle serate particolari."
L'architetto era stizzita. Stava perdendo il controllo. Da come aveva pronunciato le ultime parole, Porcu, sempre attento al linguaggio del corpo, aveva capito che quelle serate non erano nelle sue corde.
"Si calmi, architetto. Mi spieghi però da dove venivano i soldi che hanno salvato la sua immobiliare. Mi parli delle commesse militari che sono arrivate a salvare l'azienda di suo marito e, di riflesso, anche la sua. Oppure preferisce che siano i Servizi di Intelligence a farle domande?"
"Commissario, a me non è mai andata molto a genio questa cosa. Però sono una donna concreta, che mira al sodo. Questo è un mondo di squali. Abbiamo avuto il contatto con questo alto dirigente proprio da Alessio: aveva lavorato per lui in passato. Eravamo nei guai grossi: le aziende potevano fallire entrambe, in poco tempo. Questi lucrosi contatti avrebbero potuto salvarci. Lo abbiamo invischiato nelle nostre festicciole piccanti. Ovviamente me lo sono scopato ben bene: non è stato il primo e non sarà l'ultimo. Però lui era bisex. Mio marito non si è tirato indietro. La cosa non mi è piaciuta ma me la sono fatta piacere. Cosa volete che vi dica? Cosi va il mondo nel nuovo millenio."
"Chi sapeva?"
"Tutti vedevano e tutti sapevano."
"Quindi basterà chiedere in giro per avere il nome, giusto?"
"Chieda pure in giro."
"Lo sto facendo proprio in questo momento. Non avere risposta mi innervosisce. Potrei sempre chiedere ai giornalisti: magari loro sanno qualcosa."
"Commissario, senta, facciamo un patto. Io e lei. [rivolgendosi nervosamente a Destrangioli] Ci può gentilmente scusare? Lei mi tira fuori da questa situazione, tira fuori anche mio marito, completamente, senza se e senza ma, e io le dico chi era questo porco. Ma nessuno lo deve sapere, nemmeno mio marito."
"Va bene: ha la mia parola."
L'architetto tira fuori un agendina, scarabocchia con una MontBlanc qualcosa su un foglietto che strappa e consegna a Porcu.
"Grazie. A buon rendere. Le devo un favore. Buona giornata."
"Un favore molto grande, commissario. Non dimentichi."
"Io non dimentico, mai..."
Porcu gira i tacchi e con un cenno richiama Destrangioli che stava guardando la scena da lontano.
Rientrando in ufficio ripassano da Giacomo a ritirare un nuovo pizzino, questa volta sotto forma di un paio di fogli stampati.
Il foglietto scritto dell'architetto passa direttamente a Giacomo.
In ufficio Porcu esamina attentamente i fogli con una lunga lista di numeri e quindi li consegna ad uno sbigottito Destrangioli.
"Cosa devo fare, commissà?"
"Fatti aiutare da Cecilia. Massima urgenza e massima importanza. Quelli sono orari e coordinate: gli spostamenti del secondo cellulare di Vipera. Vedi di scoprire se ci sono telecamere vicino, procurati le cassette, con qualunque metodo, non abbiamo tempo per un mandato. Iniziate dai luoghi dove il secondo cellulare di Vipera è rimasto fermo a lungo. Vi porto il caffè: sarà lunga. Io vado alla Finanza."

Tornando in ufficio dalla visita alla Guardia di Finanza, Porcu trova una Cecilia e un Destrangioli raggianti.
"Commissario, abbiamo una pista!"
"Signor commissario, una pista concreta!"
"Ok. Parlate, sono tutt'orecchie."
"Guardando i filmati, Cecilia ha notato che una persona si vedeva in due punti diversi del girato, telecamere diverse, in posti diversi, in momenti diversi. Vipera praticamente viveva tra bar e ristoranti alla moda, nella Milano da bere. Non può essere un caso. Vipera e questa persona non si sono mai avvicinati ma è evidente che si conoscevano oppure si stavano pedinando. Le coincidenze non esistono."
"Destrangioli ha avuto l'idea di guardare anche le telecamere esterne vicine negli stessi orari. C'è una macchina che è presente entrambe le volte, parcheggiata nelle vicinanze in entrambi i casi: probabilmente è l'auto dell'uomo misterioso. Abbiamo la targa. Non può essere l'auto che usa Vipera: non risulta avesse la patente."
"Perfetto: controllate a chi appartiene."
"Già fatto, Commissà: appartiene ad un cittadino italiano, di 85 anni."
"Quindi non è il nostro uomo..."
"Infatti. Però curiosando nell'anagrafe abbiamo scoperto che allo stesso indirizzo del vecchietto risiede anche una badante... bielorussa. Stesso appartamento. Contributi versati regolarmente da anni. Non risulta che abbia la patente."
"Quindi?".
"Forse la badante ha preso le chiavi dell'auto e le ha date a qualcuno. Il vecchietto, magari, non esce spesso di casa e pensa che la sua auto sia ferma in garage. Io potrei chiedere qualche favore ai miei ex-colleghi del pronto intervento: per esempio potrei chiedere loro di gironzolare presso il consolato bielorusso e vedere se vedono la macchina dell'arzillo vecchietto. Magari scoprono chi è l'uomo che la guida."
"Facciamo direttamente nelle vicinanze del consolato russo. Andate. Ottimo lavoro, ottima pista."
"Commissario, nei filmati si vedono anche molte altre persone importanti, ecco, guardi. Tutte persone note a parlare con Vipera: giudici, un generale dei Carabinieri, finanzieri, il vice-questore Villani, giornalisti, anzi giornaliste. Conosceva mezza Milano che conta!"
Le immagini scorrono sul monitor sotto lo sguardo attento di Porcu.
"Direi che si scopava mezza Milano! Quindi ricattava mezza Milano, la metà che conta!"
"Alcune sono donne, commissario! Quella bionda, la giornalista mi ricorda qualcuna."
"Quella è quella giornalista che è finita in mezzo allo scandalo delle foto truccate per ricattare vipponi, Sara... Sara qualcosa."

I giorni passano tra telefonate di aiuto psicologico da parte del giovane PM dalla carriera ormai irrimediabilmente spezzata e lavate di testa da parte del questore; Porcu era abituato solo alle seconde.
Intanto qualcosa nella sua vita sta cambiando.
Nota un certo cambiamento, positivo, nelle sue relazioni sociali, solitamente scarse.
Da qualche giorno, il suo telefono privato squillava più frequentemente del solito; molte persone, che non sentiva da tempo, lo ricontattavano con inviti o anche solo per fare due chiacchere. La cosa gli dava un certo fastidio, lui così poco aperto, piuttosto burbero, ritroso.
Come Sara, la giornalista d'assalto di quel sito di gossip estremo che compariva nei video con Vipera.
La aveva notata da tempo; come non notare una bella e giovane giornalista in carriera come lei!
Con gli anni era anche diventata più attraente, più elegante, di classe.
L'incontro in tribunale subito dopo una deposizione del commissario ad un vecchio processo, procedimento insignificante ma bisogna presentarsi.
Lei era lì per seguire questo processo anche se non era di interessa per nessuno.
All'uscita lei si avvicina. "Salve signor commissario!"
"Come siamo formali, Sara."
"Si ricorda di me e si ricorda anche il mio nome."
"Lei è una persona difficile da dimenticare e non passa certo inosservata."
Lei sorride maliziosa.
"Cosa pensa di questo caso? Ci sarà una condanna esemplare, secondo lei?"
"Davvero vi interessate ad un caso del genere."
"Commissario, lei forse è abituato a casi più importanti ma anche questo in fondo è un bel caso con un omicidio di mafia!"
"Come ce ne sono tanti a Milano..."
"Forse ci sono casi più interessanti, commissario?"
"C'è sempre qualche caso più importante..."
"Mi dica: i nostri lettori leggeranno avidamente le notizie che vengono direttamente dal mitico commissa..."
"Niente nomi. Notizie generiche. Fonte anonima."
"Ok. Fonte sicura, autorevole che vuole mantenere l'anonimato. Sono vincolata al segreto professionale, naturalmente. Mi dica."
"Lei va subito al dunque, Sara. Mi sembra di ricordare che lei è stata radiata dall'ordine dei giornalisti: quindi niente segreto professionale; mi devo fidare della sua parola. Sarà lunga. Facciamo un aperitivo. Conosco un bar molto a posto, molto ben frequentato."
Quando Porcu cita il nome del bar, Sara ha una piccola increspatura al sopracciglio.
"Meglio un altro locale: quello è pieno di telecamere... proprio perchè è molto ben frequentato. Ci sono anche le vostre?"
"Sara, sai benissimo che noi non possiamo. Ok. Mandami le coordinate e ci vediamo oggi verso le 19.00 stasera. Ora devo andare urgentemente dal medico legale."
"Un nuovo caso? Comunque, a dopo!"

"Sono in ritardo facciamo direttamente a cena?"
"Certo"
Un veloce scambio di messaggi di testo sancisce il cambio di programma.
La cena è frettolosa in un ristorante degno di nessuna nota: Sara ha organizzato in fretta e si vede. Per fortuna il commissario non è certo un raffinato, sa accontentarsi mirando deciso all'obbiettivo della serata.
Le chiacchiere scorrevano insieme ai calici di rosso. Una passeggiata nella fresca, finalmente!, aria di Milano non era certamente la panacea. "Sara, non possiamo guidare, prendiamo un taxi."
"OK, capo."
"Dove abiti?"
"Andiamo prima a casa tua poi io proseguo..."
La sua voce è impastata.
Il tassista fa velocemente la strada richiesta.
Sui sedili posteriori i loro corpi si strusciano e le loro bocche sono dannatamente vicine.
Arrivati davanti a casa di Porcu i due scendono e, con naturalezza, si dirigono verso il portone, senza nemmeno chiedere o dover giustificare.
In ascensore le loro bocche finalmente si congiungono in un lungo dolcissimo bacio.
Entrati, subito, lui prepara due abbondanti whiskey-on-the rocks mentre lei lascia cadere i suoi leggeri vestiti e si distende sul letto.
Porcu non aspettava altro e inizia un sapiente massaggio erotico che eccita Sara oltre ogni limite.
Quando lei si lascia completamente andare, Porcu ripercorre a tappe forzate il Kamasutra, almeno nella sua personale interpretazione. Dopotutto, nonostante la non più giovane età, il commissario è ancora molto tonico fisicamente.
Sara è estasiata e fa cadere ogni inibizione.
Stremata, dopo una lunghissima ora di sesso sfrenato Sara crolla, invero più a causa l'eccesso di alcol che della prestazione sessuale del commissario.
Porcu invece è ancora attivo e pimpante; si alza lentamente e raccoglie da terra i due bicchieri, il suo ancora pieno, che svuota nel lavandino in cucina.
Apre la borsetta di Sara e prende il suo CELLULARE: apre un cassetto dove c'è una strana apparecchiatura con cavetto che collega al telefono di Sara. Chiude il cassetto e va in bagno. Qualche minuto dopo riprende il cellulare e lo ripone nella borsetta.

La sveglia del cellulare di Sara interrompe bruscamente il sonno della giornalista che alzandosi di scatto si ritrova spaesata, sola nella camera. Porcu, già vestito, sta preparando il caffè. L'aroma della bevanda invade l'appartamento.
"È tardi. Devo scappare; devo essere in centro tra 55 minuti. C'è una udienza importante in tribunale su un caso che sto seguendo."
Si infila in bagno e apre la doccia. Ne esce dopo poco mostrando le sue nudità con sfrontata naturalezza.
Rivestita in fretta si avvicina a Porcu, lo bacia e strizzando leggermente l'occhio dice: "Quando vuoi, senza impegno".
Porcu, con calma, si alza e, sorseggiando il caffè, segue dalla finestra Sara che si infila in Metro; quindi preleva l'apparecchio dal cassetto ed esce ancora in pantofole. Suona alla porta accanto alla sua.
Suo fratello compare sulla porta e riceve l'apparecchiatura.
"Tutto bene?"
"Me lo devi dire tu se ho fatto tutto per bene."
"Non era difficile, ci riesce anche un bambino. L'ultima volta hai fatto tutto alla perfezione: ormai sei esperto!"
"Grazie. Fammi sapere al più presto. Ricordati di fare la solita bonifica ambientale, discreta, come l'ultima volta: se ha lasciato qualcosa non deve sapere che l'abbiamo trovata."
"Certo, Ho le chiavi. Però che furbetta quell'avvocatessa."

Più tardi, arrivando in ufficio, un Porcu particolarmente disteso trova un Destrangioli particolarmente raggiante.
"Buongiorno, commissario!"
"'giorno, Destrà."
"Abbiamo quel nome: è un dipendente del Consolato della Federazione Russa. Ieri sera, verso le 19.00 una pattuglia ha visto l'auto del vecchietto parcheggiata vicino a S.Siro e mi hanno chiamato. Mi sono precipitato e mi sono appostato, discretamente. Quando ho visto il tipo salire in macchina lo ho seguito e ho avvisato i miei colleghi del Pronto Intervento che mi hanno raggiunto. Non appena ho visto la pattuglia arrivare ho tamponato, leggermente ovvio, nulla di grave, l'uomo misterioso. La pattuglia ha visto tutto, controllato i documenti e ha fatto un bel verbale con i nomi dei guidatori. Eccolo. Mi hanno fatto anche una multa..."
"Interessante: quindi sappiamo chi è?"
"Non ancora, di preciso; ma ha lo stesso cognome del precedente console generale della Federazione Russa a Milano. Considerando che ha 32 anni, potrebbe essere suo figlio."
"Personaggio di alto rango a fare la gavetta in Italia, quindi. Bel lavoro, Destrangioli!"
Proprio in quel momento il vice-questore Villani apre la porta.
"Commissario, dobbiamo salire dal questore. Questione urgentissima."

Il questore stava parlando sommessamente con la solita barbafinta: all'ingresso di Porcu e Villani i due si voltano. La faccia scura del questore contrasta con quella raggiante della barbafinta.
"Commissario, un bel casino avete combinato! Da subito l'indagine sul Grosso passa a Villani e alla sua squadra. Non voglio in futuro altri problemi di questo genere."
"Vedo che i servizi hanno sempre l'ultima parola. Quindi questo Par... qualcosa con 'ov' finale, la farà franca?"
"È già stata notificato il provvedimento di espulsione da parte del Ministero degli Esteri. Si dimentichi di questa storia."
"Quindi la ha già fatta franca!"
"Commissario, può andare. Villani: lo segua e prenda le consegne. Voglio una relazione sullo stato dell'indagine sul mio tavolo per stasera."

Le notizie correvano in fretta, "verba volant!".
L'aria a fine estate iniziava ad essere freddina. L'avvocato, vestita ancora con capi estivi, ha qualche brivido passeggiando vicino al parcheggio del centro sportivo della Montagnetta. Era stata convocata d'urgenza con il solito pizzino, lento ma sicuro.
Finalmente l'auto del suo contatto si avvicina e il finestrino si abbassa. Lei si appoggia alla portiera, con naturalezza, come una prostituta qualsiasi. Ascolta la voce dell'uomo alla guida.
"C'è stata troppa confusione: dobbiamo interrompere, troppo pericoloso andare oltre. Maledizione, proprio adesso che eravamo riusciti ad arrivargli vicino e avevamo qualcosa di potente per fargli pressione. Eliminare Alessio è stato un grossissimo rischio. Abbiamo passato il limite."
"Veramente adesso li abbiamo in pugno tutti e due: pensa se si sapesse in giro che la loro cerchia era stata infiltrata dai Russi e che la T... che si scopavano era una spia al soldo di Mosca. Per non parlare del fatto che avevano rapporti omosessuali e che uno era ricattato e l'altro era il ricattatore. Preparo la documentazione che ci serve: foto, appunti, video, date."
"Hai anche dei video?"
"Come pensi abbia usato quegli oggettini elettronici che mi hai gentilmente regalato?"
"Li hai usati, quindi. Allora Ok! Proseguiamo ma con estrema prudenza. I miei superiori non vogliono sorprese. Noi amiamo il flusso tranquillo delle cose senza alcuno sconvolgimento.... e per quanto riguarda il funzionario dei servizi italiani, cosa facciamo?"
"Solito metodo: quello stupidotto me lo scopo io, come al solito, e facciamo finire tutto sotto traccia. Ha già insabbiato tutto una volta. Ora l'indagine è nelle mani di un certo Villani: costruisco qualcosa anche su di lui; vedo di farlo invitare ad uno degli eventi a base di sesso spinto di quel Club Privè dove abbiamo iniziato tutto. Me lo porto a letto come ho fatto con Porcu. Funziona bene. Ci lavoro da stanotte. Trovami una bella ragazza orientale, per te non dovrebbe essere difficile; se è ancora minorenne tanto meglio. Ovviamente molto disponibile."
"Nessun problema: trovo una ragazza molto giovane, che sembri al limite dell'età adulta e poi al momento giusto la facciamo diventare minorenne aggiustando i documenti e il certificato di nascita. Un paio di anni glieli togliamo facilmente. Le orientali dimostrano sempre meno anni di quelli che effettivamente hanno."
"Ok, caro."
"Perfetto, carissima. È un piacere lavorare con te."
"Questa è la chiavetta con i documenti, le foto e i video, aggiornata ad oggi."
"Grazie. Questo è per il tuo disturbo."
Una spessa busta bianca passa velocemente dal finestrino e finisce dritta dritta nella borsetta dell'avvocato.
Il ragazzo, in effetti un uomo adulto ma gli orientali dimostrano sempre meno anni di quelli che effettivamente hanno, sorride salutando e guida prudentemente la sua auto lontano dal parcheggio.

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Offline pueblo1950

Alla via così ;)

Offline Sfondatore


 




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