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GnoccaforumAlice triste pescetto brasiliano

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Offline seSarameladesseiogradisse

Rece doppia su soggetto unico divisa in due parti, per cui inizio con la prima: un mesetto fa passando per via collatina prima del ponte con la Togliatti andando fuori Roma, sul benzinaio di destra noto una piccola figura trans seminascosta dal cartello dei prezzi del carburante, con la testa ciondolante a ritmo di musica. Giro la moto e la intervisto da dentro la piazzola del distributore, chiedendo se le tariffe esposte si riferiscano alle prestazioni: € 1.623 sp (super pompino), € 1.578 ga (gambe aperte). Alice, questo il nome della t-girl, non coglie il fine umorismo della battuta, e mantiene un indefinibile espressione triste e malinconica, però accenna ad un sorriso che somiglia più ad una smorfia, perché evidentemente forzato. Mi sfilo il guanto (no, non mi ero gommato preventivamente, il guanto da motociclista) e le prendo teneramente la mano, le chiedo di dove sia, mi risponde Brasile, quindi domando se si tratti di saudade, la tipica nostalgia carioca che colpisce quando si è lontani dal proprio paese e dai propri affetti. Sembra non capire ma quasi annuisce con la testa, la tiro delicatamente verso di me, e le dico che è un peccato non sorridere quando si ha un culo bello sodo come il suo, e per avvalorare la mia tesi glielo tasto ben bene con la mano, hai visto mai che non capisca cosa sto dicendo. Finalmente sorride, mi chiede di far qualcosa ma non mi va, però mi faccio lasciare il numero di telefono con la promessa di chiamarla, cosa che puntualmente faccio un paio di sere dopo, e ci accordiamo per un appuntamento da lei, che abita in una traversa della prenestina altezza tor bella monaca. La casa è pulita, mi porta nella sua stanza fasciata in un tubino nero che non toglierà durante l'incontro perché, ahimé, ha lasciato le tette in Brasile, e sta risparmiando per potersi permettere il biglietto del viaggio per far venire anche loro a Roma. Sarà alta poco più di un metro e sessanta, con un culetto bello sodo e ben proporzionato al fisico che ha, pulita, nota negativa le gambe non depilate ma rasate con lametta, quindi con segni di ricrescita appena accennati. Labbra normali, capelli neri lunghi probabilmente con extension, insomma niente di che nel complesso, ma quello che mi attizza, è strano lo so, è l'espressione triste che ha negli occhi, che hanno un taglio sottile, quasi orientale. Forse perché è qualcosa di diverso dalle solite mezze porche che frequento, forse perché effettivamente mi fa tenerezza, fatto sta che ci accordiamo per un full optional a vu-30. Mi stendo sul letto, e subito si prodiga in un tentativo di bj, subito stoppato e trasformato seduta stante in bbj, che esegue con piacevole applicazione, contrariamente al fk che invece nega con ferma delicatezza. La conversazione non è un granché, vuoi perché parla poco l'italiano ed io praticamente per niente il portoghese, vuoi perché non so voi, ma con un caxxo in bocca non è che si riesca a parlare poi tanto bene. Decido di passare a pecos, mi faccio gommare e me la trombo senza tanti fronzoli doggy style, guardando e tenendo con le mani quel bel culetto che accoglie bene i miei affondi. Chiedo di poterle venire in bocca, ma vuole un supplemento per il cim, così decido di godermi fino alla capitolazione quelle due chiappette sode. Pulizie di rito con salviettine umide e scottex, bacetto sulla guancia e saluti. Non una delle esperienze più esaltanti tra quelle fatte, ma tenuto conto del rate e del fatto che non mi ha messo fretta più di tanto, ci può stare, comunque non avevo intenzione di tornare a trovarla. Passiamo quindi alla seconda parte del racconto: l'altra sera sto andando al lavoro ma ho le palle cariche e l'impossibilità di svuotarle per tutta la prossima settimana, e ho anche un ragguardevole budget di vu-40, e non ho il tempo sufficiente per un incontro loft causa orari ristretti... Tra l'altro non mi voglio sp....re più di tanto, perché se vado a via Longoni o al mattatoio Togliatti ti fanno un pompino pure in mezzo alla strada per quella cifra, ma vorrei conservare un minimo di decoro. Mi ricordo allora di quel pescetto triste di Alice, di dove l'ho vista la prima volta, e mi reco al distributore sulla collatina, dove infatti la trovo con gli auricolari alle orecchie che dondola a tempo di musica. Ciao come stai sono contenta di rivederti perché non sei più passato avevi promesso di tornare andiamo a fare qualcosa? Questa la trafila di domande che mi ha sparato in rapida sequenza: rispondo che ho avuto da fare, che non l'ho potuta chiamare, che sto in moto quindi non possiamo andare da nessuna parte, peccato che non ci sia un posto qui (domanda retorica, sono quasi certo che ci sia). Ribatte che possiamo andare là dietro, mi chiede quanto ho, e per quella cifra accetta un bbj. Là dietro, non meglio specificato al momento della trattativa, sarebbe dietro il gabbiotto del distributore, in uno spazio in realtà abbastanza angusto e dove passo a malapena con le spalle (invero discretamente larghe). Si siede su una specie di contatore, e alla mia civile e fondatamente legittima rimostranza su quanto sia scomodo l'anfratto, ribatte che non c'era lo spazio per metterci un letto (brava, hai fatto pure la battuta). Rispondo che i giardini pensili di Babilonia non devono averle insegnato niente su come sfruttare al meglio spazi apparentemente impossibili da utilizzare, e che un bravo progettista di interni navali (ma anche di camper) lì ci farebbe una sala da pranzo con un tavolo da dodici coperti, ma non comprende il concetto, per cui la lascio operare nel campo che più le compete, ovvero la suzione di membri maschili. Adesso va detta una cosa importante prima di proseguire con il racconto: il retro del gabbiotto del benzinaio sulla collatina si trova ad un livello leggermente rialzato rispetto al piano stradale che si trova alle spalle del distributore, tipo una terrazza di un primo piano di un palazzo. Alle spalle del distributore ci sono dei palazzi ed un grande albergo, dei parcheggi e ovviamente le relative strade, e il muretto dietro il gabbiotto è alto abbastanza da coprire la t-girl seduta a spompinare, considerata anche la sua bassa statura, ma mi arriva praticamente a metà petto, per cui mi trovo come se stessi affacciato al balcone di piazza Venezia. Dalle finestre dei palazzi non possono vedere cosa succede all'altezza della cintola, in compenso mi si vede dal petto in su fin dal punto più lontano del piazza là sotto. Alice ciuccia che è un piacere, ma io continuo a scrutarmi intorno preoccupato non che qualcuno possa arrivare dal piazzale del distributore, ma che qualcuno possa chiedersi come mai un tizio dietro un gabbiotto abbia un'espressione così beata. Non sono superstizioso, ma sembra che a volte uno se la tiri da solo: mentre penso questa cosa, passa nella strada sottostante una macchina di colore scuro con delle sfere luminose intermittenti sul tetto... Si ferma quasi sotto a dove mi trovo, non possono raggiungermi da lì perché come detto sto in una posizione rialzata, però quello seduto sul lato passeggero abbassa il finestrino e mi chiede:
Tutto bene? Tutto a posto?
Si grazie.
Qualche problema amico?
No grazie, nessun problema.
Che sta facendo?
Niente (detto con la mia miglior faccia da culo).
E come mai si trova dietro il gabbiotto del distributore?
Sto lavorando, faccio il manutentore (e, colpo di genio, estraggo dalla tasca il tester).
È elettricista?
Si, in parte, sto verificando la centralina del distributore, sa, sta qua sotto dietro questo sportello.
Ah, ho capito.
Si, c'era stato un calo di tensione e stavo misurando il carico, ma adesso è tutto a posto.
Ah, ecco, perciò ha finito.
Si ho finito, faccio un'ultima cosa e poi me ne vado.
Perché scusi, se ha finito cosa deve fare ancora?
Chiedo scusa perché non si potrebbe, ma me la stavo facendo sotto e volevo approfittare, non ho tempo di fermarmi a cercare un bar aperto, però se parlo con voi, comprenderà che non ci riesco.
Ma per carità, si figuri, anzi scusi per il disturbo, buona lavoro e buona serata.
Grazie, buona serata anche a voi.
Nel frattempo quella paracula di Alice, che avevo tenuto sotto il bordo del muretto spingendola per la testa, aveva continuato imperterrita la sua opera di bocca. Libero da scocciatori, mi concentro sulla mia amichetta, che conclude quanto iniziato con un bel cow (come in wall). Si procede quindi alle pulizie con salvietta umida e via verso nuove incredibili avventure.
Come si dice, calma e gesso, e si gestiscono anche le situazioni più strane. Un saluto a tutti gli amici del forum.

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Offline seSarameladesseiogradisse

Cow = come on wall.
Il tester ce l'ho sempre in tasca quando lavoro, con abbigliamento scuro, come sapete faccio il manutentore, e meno male, non avrei mai pensato che m'avrebbe tolto da un impiccio simile.

Offline roman

Complimenti sei un GRANDE

Offline ardito62

seSara prima ti avevo dato l'ennesimo Karma :-)

Offline ziocarlino

UNICO!!! :)

Offline paperino1963

Bella la cosa la fantasia ma dovrebbe avere anche un limite.
Quella dei Carabinieri si poteva evitare!Ma d'altronde si parla di sogni giusto?! ;)

Offline seSarameladesseiogradisse


Bella la cosa la fantasia ma dovrebbe avere anche un limite.
Quella dei Carabinieri si poteva evitare!Ma d'altronde si parla di sogni giusto?! ;)
Caro Paperino1963, non ho parlato di nessun tipo di Forze dell'Ordine. Se volessi utilizzare la mia fantasia, peraltro molto fervida, racconterei storie mirabolanti in cui figuro sempre un super-macho e magari mi pagano pure per quanto uso ben il mio enorme uccello. Invece racconto storie vissute nelle quali non sempre ne esco bene, ma prendo anche delle belle fregature. Anche se al limite dell'improponibilità ti assicuro che tutto quello che racconto è quello che ho vissuto, nel caso specifico se avessi modo di vedere il retro del gabbiotto e dove affaccia, ti renderesti conto di quanto il mio racconto possa essere verosimile all'accaduto. Poi naturalmente ognuno è libero di credermi o no, come io stesso invito a fare quando dico "Non credete a nessuna delle cazzate che racconto" nel mio profilo. Tuttavia, in un sito in cui l'anonimato è principe, se racconto fregnacce, come direbbero i Latini, "cui prodest?" (A chi serve?). Un saluto senza nessuna polemica, ovviamente.

 




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