Trovatomi con un paio d’ore di tempo da dedicare all’azione investigativa, mi dirigo in auto verso Via delle Coste, al fine di chiarire taluni aspetti ancora non chiari sulle attività che si svolgono nella zona.
In prossimità dei cassonetti incontro i Difensori della Legalità, fermi a luci spente nella piazzetta, che contrastando coraggiosamente la criminalità, discutendo animatamente con una ragazza. Ostentando somma indifferenza, parcheggio con calma due macchine più il là e mi avvicino, travestito da Ingenuo Passante. La ragazza mi nota e per un secondo ci squadriamo da capo a piedi: è non giovane ma bella, con lineamenti non europei ma non di colore; ha bellissimi capelli neri, lisci e lunghi fino ai fianchi. Apparentemente stanno redigendo un verbale. Ora, non è che posso restare a curiosare, per cui mi apposto in una zona d’ombra, approfittando del fatto che sono vestito di scuro, e aspetto che la Signorina resti sola per approfondire l’indagine.
Devo aspettare un po’. La ragazza, rimasta finalmente sola, non resta in zona ma si avvia con buon passo nel passaggio verso Viale Palladio; la seguo anch’io di buon passo con l’intenzione di sottoporla ad interrogatorio, e nel frattempo posso appurare che pur non essendo molto alta ha il baricentro alto e una camminata elegante. Purtroppo all’orizzonte si profila l’onnipresente Maria. Ora ultimamente io le voglio bene (peraltro HO GIA’ DATO), le sono anche riconoscente – anzi l’ho arruolata tra i miei informatori – ma non posso correre il rischio di compromettere la mia identità segreta. Per cui, dietrofront. Peccato.
Torno indarè e mentre cammino verso la stazione, vengo chiamato da una Signorina, in apparenza piccola e carina, che mi chiede se ho una sigaretta. Io non fumo ma mi avvicino volentieri; a distanza utile per le mie (scarse) capacità visive la realtà è come al solito diversa: mezza età, viso segnato, piercing sul labbro. Chiedo se ha un posto dove andare e mi risponde che no, aggiungendo il particolare struggente che non può usare casa perché ha due figli. Però si può fare anche “a piedi”. Sei una donna interessante, dico, ma stasera non ho né macchina né soldi. Non chiedo né sigle né tariffe.
Proseguendo verso il semaforo, guardo una ragazzetta mora ma carina, la quale mi nota a sua volta, mi sorride e mi chiede se andiamo. Andiamo dove? Qua vicino dice, due minuti a piedi, facciamo a pecorina. E’ snella, piccolina, con i capelli neri a coda di cavallo. Bella. Vorrebbe un sacchetto con trenta caramelle per farmi ascoltare una sua canzoncina al microfono, più altre dieci caramelle per cantare dal vivo; chiedo se accetta anche il finale della canzoncina dal vivo: no mi dice con aria disgustata. La guardo per un secondo, è giovane, carina. Sorrido. Ci vediamo, grazie. Ciao.
Proseguo su Viale Palladio dopo il semaforo, verso la fermata del bus dove ho visto dirigersi la ragazza di prima, sperando di rivederla. Non c’è, deve aver preso il bus per tornare a casa. Attorno c’è movimento, il rischio di incontri cinesi è abbastanza alto, la macchina non è lontana ma il percorso è accidentato. Va bene per oggi, combinato niente ma alla fine mi sono anche svagato, è ora di rientrare. Mi avvio con l’animo leggero, prendendo a calci una scatola di cartone; e stavolta cammino in piena luce, tanto sono travestito da Lavoratore Che Torna a Casa.
Verona stazione. Il commissario indaga
