Avevo incontrato Sonia una prima volta, tre o quattro anni fa, quando abitava in una traversa vicino corso Lodi. Mi sembra Via Lattanzio.
Ricordo pochi momenti, di quella volta. L’ingresso nel palazzo, che cercavo di ritardare perché al momento del mio arrivo c’era un po’ di confusione per via di una lavatrice da portare ai piani superiori. Lei che mi aspetta, in accappatoio, dietro la porta di casa. I capelli neri e quella storia di una bimba che l’ha mandata in depressione per diverso tempo.
Ne parlava come se fosse sua figlia. Dopo qualche anno, ho saputo che non lo era ma ne era stata male davvero. Una versione di quella storia me l’aveva riferita la sorella più piccola, che ho casualmente conosciuto recentemente. E allora mi è tornata la curiosità.
Decido di chiamarla e mi metto d’accordo per andarla a trovare nel pomeriggio di un giorno di inverno. Ora è in Ripamonti. Quella via è sempre incasinata e quel giorno lo era ancora di più.
Arrivato al civico in questione, la richiamo al telefono. Mi apre e il suo appartamento è subito all’ingresso. Molto facile e lontano da possibili sguardi altrui.
La ritrovo ancora in accappatoio ma questa volta con un gran sorriso.
Ci salutiamo e scambiamo due chiacchiere, giusto per rompere il ghiaccio. L’appartamento è piccolissimo. Non c’è neanche il letto ma solo un gran divano sulla parete del fondo e sopra una enorme coperta di lana. Immediatamente penso: quanti corpi saranno passati su quella coperta? Cerco di evitare di starci di sopra, ma non facile, non essendoci molto spazio a disposizione.
Decido di dirle che l’avevo conosciuta. E allora, pur non riconoscendomi (e ci mancherebbe), ricorda il periodo a cui mi riferivo.
Si, mi dice, ero molto triste in quel periodo. Ora la vita va avanti e ho voglia di sorridere. Giusto! penso. E nel frattempo sono più rilassato e la situazione si è fatta cordiale. Fa freddo e lei, ridendo, accende il piccolo cucinino.
Mi spoglio. Lei è nuda sotto l’accappatoio. Mi avvicino per baciarla sul collo e mi offre le splendide tettone che fanno fatica a stare al loro posto.
Sonia non è bella e non ha un corpo sinuoso. Ma i suoi capelli, neri e lunghi, la sua simpatia e la sua porcaggine sono un insieme di elementi che attirano.
Mi fiondo sulle tette. Lei si siede sul divano, aprendo tutto l’accappatoio ed allarga le gambe. Vieni qui, mi dice, tirandomi verso di lei. Io in piedi e lei seduta, si rivolge diretta al mio birillo, ormai in tensione permanente. Ne segue un pompino di gran fattura.
Vorrebbe farlo scoperto ma io le ricordo di prendere il cappuccio. Non ho voglia di cose ardite. Dapprima si concentra sulla cappella, leccandola ripetutamente come se avesse un cono gelato tra le mani. Fa scendere sull’asta rivoli di saliva per poi ingoiarlo per intero. Tenendolo così continua a muovere la lingua. Io sono sull’orlo dello sfinimento e devo fermarla. Allora mi concentro ancora sulle sue tette, per potermi distrarre e recuperare un po’, mentre con le dita le sfregolo la patata.
Ad un certo punto, si alza e mi dice, prendimi da dietro e ti guardi lo spettacolo allo specchio. Si mette in ginocchio sul divano in pecorina e le entro in un attimo.
Pochi affondi. Non ho resistito e sono venuto con un orgasmo lungo che lei ha apprezzato.
Ci siamo stesi sul divano parlando un po’ di tutto. Le ho detto che avevo conosciuto la sorella e lei, mi dice che si, sua sorella le aveva parlato di me. E’ contenta anche lei della coincidenza.
Mentre si parla le sfioro i seni ed i capezzoli e lei ricambia. Mi bacia e le chiedo se le va di ricominciare. Perché no?
Lo riprende in bocca e mi godo questo secondo pompino senza l’ansia di dovermi controllare per poter durare di più.
Ovviamente sono molto lungo. Allora va di spagnola e poi ancora, mentre sono in piedi davanti al divano, si sdraia sotto di me offrendomi in tutto il suo spettacolo, la sua patata appena depilata. Scopiamo così, io sopra di lei mentre continuo a guardarmi allo specchio posto al lato del divano.
Ma non ho voglia di continuare così. Esco e le chiedo di continuare con la bocca. Poi mi tolgo la copertura e via di mano sulle sue tette.
Non riesco a finire. Lei è stanca ma non si tira indietro. Allora io le dico basta e che va bene così.
Parliamo mentre mi lavo e mi rivesto. Forse ci torno, non per la bellezza, perché di questo ho già detto, ma sicuramente per la sua disponibilità. Inoltre, cosa da non sottovalutare, al ritmo di una velocità urbana ed in tempi di crisi, questa stessa disponibilità non è da sottovalutare.
Per altri dettagli, sia logistici che prestazionali e per le richieste di Sonia, rimando ai post dei colleghi che hanno scritto precedentemente e che ho trovato veritieri.
Un caro saluto a tutti e non rovinate questa splendida piazza fatta di ragazze e signore con poche pretese ma con tanta resa, sapendo che si tratta di un giudizio assolutamente soggettivo.